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Febbraio 2005
SHIMANO BIOMASTER GTX 8000
Emanuele Velardita da Caltanissetta





Prima di descrivere l’oggetto in prova questo mese, è importante fare una piccola riflessione di carattere generale, su quello che il mercato propone nella fascia "consumer", ovvero quella fascia di mercato che per prezzo si indirizza verso una grossa fetta di acquirenti e che, se da una parte, presenta una scelta di prodotti molto ampia e variegata , dal prezzo competitivo e dai contenuti tecnologici apparentemente esasperati,dall’altro,se non prestiamo attenzione riguardo alla scelta,può nascondere brutte sorprese,nel momento in cui acquistiamo un oggetto che,nonostante le "raffinatezze" tecnologiche presentate(antiritorno infinito,10 cuscinetti,leve di recupero tornite,design futuristici,ecc…),si configura comunque come mediocre in termini di qualità effettiva dei materiali utilizzati,robustezza delle parti sollecitate,recupero faticoso, imbobinamenti incerti e mai effettivamente controllabili,ovvero sia tutte quelle caratteristiche che si dovrebbero considerare imprescindibili quando si tratta di acquistare un mulinello che,si suppone,debba durare per molti anni.

CAVALLO BUONO SI VEDE DA LUNGA CORSA
Sembra ieri che la"Shimano" immetteva su mercato la serie di Biomaster siglati GT,eppure da allora sono passati almeno 15 anni,ma il vecchio Bio continua a mantenere i primi posti delle classifiche di preferenze degli appassionati,viste le doti di robustezza e potenza che lo hanno da sempre contraddistinto.
Il successo è stato tale da portare la"Shimano" a proporre al grande pubblico un "revival"dei vecchi ed intramontabili "GT Special",siglando la nuova produzione "GTX"e"XS"(sulle differenze vedi paragrafo apposito).
I nuovi Biomaster,pur non potendo essere considerati figli delle vecchie generazioni,a queste si legano comunque con uno stretto rapporto di parentela riguardo sia alle forme che ai contenuti, che,soprattutto,alla funzionalità
Preso dall’espositore il GTX no si presenta dissimile dai suoi predecessori,dandoci già al tatto una certa sensazione di robustezza e solidità di tutte le parti esposte;aperta la scatola,troviamo un kit di tutto rispetto,comprensivo di tre bobine di capienza e conicità differenti(di cui una in metallo),una serie di rondelle per compensare l’imbobinamento a seconda della bobina montata(vedi appendice).
Già da subito,però,notiamo alcuni importanti cambiamenti rispetto alle vecchie serie,soprattutto riguardo al rapporto di recupero che è stato aumentato,e con se ha portato,oltre ad un aumento della velocità finale(da 3,8 a 4,6:1-fonte Shimano-)anche un aumento delle vibrazioni trasmesse all’asse dal worm di imbobinamento AERO;un fastidio questo,che comunque si smorza notevolmente a bobina piena e si perde completamente durante il recupero in tensione.
Anche la frizione è quella tradizionale,monodisco,esterna al corpo bobina,e che nel bene e nel male ha da sempre caratterizzato il Biomaster fin dalle sue origini.
Quindi spartana,insensibile all’acqua e alla salsedine,capace di poter serrare completamente la bobina senza pericoli di pericolose sfrizionate accidentali durante il lancio,ma effettivamente poco modulabile(almeno fintanto che non ci si prende la mano) e poco fluida(anche se,per quest’ ultimo elemento possiamo agire giocando con lubrificazioni appositamente studiate)

Anche una volta aperto e smontato completamente,il nuovo Biomaster non si presenta dissimile dai vecchi GT;stessa ingranaggistica in materiali vari(acciaio,ottone,teflon),stesso antiritorno classico ma ben distanziato e,soprattutto,molto solido e ben realizzato;i rotismi principali sono supportati da tre cuscinetti a sfere di generose dimensioni,rispetto alle medie generali,che rendono una dinamica di recupero abbastanza confortevole e fluida(un quarto cuscinetto è montato sul rollino scorrifilo di classica fattura).
Ma essere simili non significa essere identici,ed infatti,rispetto alle vecchie macchine,queste nuove si presentano di qualità un tantino più bassa,con un leggero,ma percettibile,aumento delle tolleranze,con delle boccole in teflon sostanzialmente più sottili,con alcune parti lasciate grezze(come la cella della forcina per l’oscillazione)e altre costruite con materiali poco nobili e addirittura poco resistenti(giusto per dare un’idea,personalmente mi si è sfilettato completamente il dado di blocco del rotore-anche se in merito mi è balenata l’idea che si tratti di una sorta di sigillo per individuare subito eventuali aperture non autorizzate in garanzia-,rotta la mollettina del cicalino di una delle bobine in metallo-sostituita con una molletta recuperata dal banco ricambi-).
Ad esclusione di queste piccole ingenuità costruttive(non difetti come potremmo a prima impressione definirli) ,comunque,il prodotto si attesta come ottimo su tutta linea,con una buona e robusta costruzione del corpo e del piede(tutto in grafite XD7,e non resina come spesso accade),dell’asse verticale(in acciaio inox) e del pignone principale(in lega di acciaio),del complesso archetto molla, con un imbobinamento preciso e costante nel tempo,un recupero fluido e potente,mai in difficoltà,nonostante la velocità dichiarata,nemmeno con pesi veramente esasperati.

IN PESCA
Una volta utilizzato in pesca il nuovo Biomaster dà il meglio di se,facendoci dimenticare i piccoli nei che lo contraddistinguono,e colmando di fatto le differenze con le vecchie serie.
Mulinello bilanciato come pochi altri,strutturalmente il peso è distribuito tanto bene da non farlo sentire durante le fasi di lancio,è in grado da solo a gestire un’ intera e completa attrezzatura dalle canne più leggere alle più pesanti -ed io stesso,come il Pinus del resto,per molti anni abbiamo utilizzato una coppia di Bio alternandoli ora sulle canne per l’estate(2-4 Ultramarine,Mirage Badbass,Dedra 150 Italcanna.(giusto per fare alcuni esempi),ora su quelle per l’inverno(Unica Ultramarine,Millennium e Futura Italcanna,Trio Badbass,giusto per farne altri…)-,senza mai soffrire della mancanza di altri mulinelli-mettendo sempre in risalto le sue potenzialità di recupero,di imbobinamento e rilascio delle spire nel lancio sia nella pesca veloce che in quella d’attesa.

La stessa frizione,tanto vituperata dai detrattori dell’oggetto de quo,una volta interpretata e ben configurata,diventa di facile gestione anche alle prese con fili sottili,ed in condizioni anche molto particolari e fuori dalla spiaggia che comunque rappresenta,sostanzialmente,il regno indiscusso di questo mulinello.
Ad ogni modo,personalmente,lo ritengo veramente insuperabile ed insostituibile quando si tratta di affrontare situazioni di una certa difficoltà,come le grandi mareggiate tipiche del Surf,non volendo lesinare sul filo e sul peso dei piombi da tenuta;in questo assetto,il Biomaster riesce a dare il meglio di se,permettendoci di gestire il recupero di piramidi/spike anche da 175gr o enormi accumuli di alghe senza il minimo stress nel recupero e/o al piede di attacco;la frizione rimane funzionale anche se ci piove dentro per tutta la notte,l’ottimo recupero ci permette di utilizzare fili in bobina dal diametro più sostenuto dei soliti 0,20/0,23(che,troppo spesso,si rivelano fragili per recuperare le piramidi,le alghe,e resistere agli attacchi delle possibili pietre che sbattono nella turbolenza,sebbene più performanti in termini di tenuta alla laterale con piombi non esasperatamente da tenuta),senza rinunciare alla distanza.

DIFFERENZE TRA GTX E XS
Fondamentalmente uguali,si differenziano esclusivamente per piccoli dettagli ovvero:
1)il pomello di recupero che nel GTX è quello tipo Ultrega,mentre nell’ XS è quello classico in legno;
2)La verniciatura del corpo che nel GTX è grigio perla(e a dir la verità anche un poco delicata..)mentre nell’ XS è canna di fucile(e sembrerebbe più resistente agli urti…);
3)La dotazione di bobine di ricambio che nel GTX ammonta a tre(6000,7000,8000 di cui una in metallo)mentre nell’XS sono due(6000 e 7000,e entrambe in grafite XD7)
4)Il numero complessivo di cuscinetti a sfere che nel GTX è di quattro(3 alla macchina ed uno al rollino scorrifilo)mentre nell’XS è di tre(quello al rollino viene sostituito dalla classica,e probabilmente più sicura,doppia boccola ottone/teflon)
Esiste in commercio anche una serie di base denominata "Aerlex" e distribuita in più misure;questa,a fronte di un apparentemente basso ha le medesime caratteristiche dei fratelli più blasonati,ma senza cuscinetti a sfere(tranne quello classico sull’asse)e senza bobine di ricambio(e qui il gap economico si ricompone,ed Biomaster tornano ad essere più convenienti).

CONCLUSIONI
Prodotto destinato ad una ampia sfera d’utenza,e soprattutto a chi cerca poche sofisticazioni e molta funzionalità,la nuova serie di Biomaster si presenta qualitativamente in linea con la generale produzione Shimano,e sicuramente con un rapporto prezzo/qualità imbattibile se confrontato con altri oggetti direttamente concorrenti.
Pochi ma presenti comunque gli aspetti negativi che,come abbiamo già detto,non incidono sulla funzionalità del prodotto(che si attesta complessivamente ottima)ma che sono il risultato dell’aver spostato la produzione dal Giappone in Asia minore(l’oggetto che stiamo trattando,infatti,è di manifattura malesiana/thailandese),e che,in ogni modo,sono facilmente sopportabili a fronte di 3 anni di Garanzia Ufficiale da parte dell’Importatore(che promette anche un’altissima reperibilità e veloce consegna dei pezzi di ricambio),e soprattutto sempre a fronte di un progetto valido,mai obsoleto ma supercollaudato,per un mulinello robusto,preciso,potente,degno"nipote",a questo punto è il caso di dirlo,dei vecchi e mai dimenticati BIOMASTER GT 7000 Special.

IMBOBINAMENTO
A differenza di molti suoi concorrenti, il nuovo Biomaster ha,appena uscito da scatola,un imbobinamento preciso,senza scalini o inclinazioni bizzarre,e,come abbiamo avuto modo di dire,costante nel tempo e tra un mulinello ad un altro.
Il merito di questo è da imputare all’adozione del sistema di imbobinamento "Aero" tipico della Shimano,che prevede un’oscillazione ellittica a doppia velocità della bobina durante il recupero(ottenuta attraverso un’asse appositamente modellato che cammina parallelo all’asse,conferendogli quel caratteristico andamento lento e barcollante)così da disporre le spire in maniera incrociata piuttosto che accavallata,eliminando fattivamente ogni possibilità che queste possano frenarsi a vicenda durante l’uscita nel lancio.
La dotazione di 3 bobine differenti tra loro,sia come capienza che come conicità, porta ad una differenziazione della distribuzione del filo tra l’una e l’altra,a meno che no si utilizzino le rondelle fornite di serie,che appunto servono ad alzare la bobina così da compensare la differenza di conicità(facilmente riscontrabile se si mettono a confronto i profili delle 3 differenti misure)
In linea di massima il sistema è semplice,e si basa sull’inversione di proporzionalità tra la conicità e l’altezza a cui deve posare la bobina(detto in parole povere,ad una maggiore conicità corrisponde una minore altezza di appoggio e viceversa).
Personalmente,amante da sempre degli imbobinamenti poco conici,ma pieni oltre l’orlo superiore della bobina,ho imbobinato le tre differenti bobine modificando la loro altezza con le rondelle,ottenendo lo stesso risultato per le 3 misure con queste combinazioni:
Misura 6000:eliminazione di qualsiasi spessore oltre la rondella della frizione.
Misura 7000:aggiunta di uno spessore sottile sotto la rondella della frizione.
Misura 8000:aggiunta di due spessori sottili sotto la rondella della frizione.
Volendo evitare diverse configurazioni,le soluzioni potrebbero essere le seguenti:
1) dotare il nostro fisso di bobine di egual misura(così da configurare l’imbobinamento una sola volta per tutte);per chi ha la coppia potrebbe essere un’idea dotare uno dei fissi delle bobine 7000 e l’altro delle 6000(conservando le 8000 per altri impieghi)
2)trovare un giusto compromesso che possa accontentare tutte e tre le misure;questa è comunque cosa abbastanza complicata da farsi,prevedendo un continuo sbobina/sbobina fino ad ottenere il risultato voluto,a meno di non scegliere di imbobinare perfettamente la misura più piccola,così da avere una conicità decrescente per le altre due(fino a diventare negativa o inversa per la 8000).



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