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Febbraio 2009
Primi approcci - configurazione rotante
Emanuele Velardita
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Da tempo ormai, le “Lezioni sull’utilizzo del rotante” di Pugnax rappresentano una tappa obbligata per chi si avvicina all’utilizzo di queste splendide e divertenti macchine.
Nonostante ciò, è chiaro che, chi si trova alle prese col primo rotante, non sa esattamente dove mettere le mani né, molto probabilmente, in cosa consista praticamente la “configurazione”.
Nel tentativo di risolvere queste incertezze – usando come cavia il più diffuso tra i mulinelli rotanti, ovvero, l’ABU C3 CT 6500 MAG ELITE altrimenti conosciuto come “Verdone” – si è deciso di dar vita a questo piccolo vademecum corredato di foto esplicative che, si spera, dia un quadro abbastanza chiaro delle varie operazioni da compiere.
STEP 1 – SMONTAGGIO MULINELLO E CUSCINETTI.
La via più semplice per accedere alla bobina è smontare il rotante dal lato manovella (dall’altra parte c’è il sistema Mag, che è meglio lasciare stare), svitando soltanto le tre viti zigrinate sporgenti che tengono il pacchetto ingranaggi ancorato al telaio.
Tirando il pacchetto, usciamo la bobina insieme all’asse e, per liberarla, basta semplicemente sfilarla da quest’ultimo.
Sul lato destro della bobina troviamo la piastra porta centrifughi (sulla quale possiamo trovare alloggiati i centrifughi stessi) mentre, al suo interno troviamo i cuscinetti.
Quello a sinistra, poggia su una rondellina in ottone e viene via liberamente (oppure è fermato da una molletta facilmente eliminabile); per l’altro, invece, dobbiamo smontare la piastra porta centrifughi, che è bloccata alla bobina con un fermaglio a C.
Per pulire i cuscinetti, basta immergerli per qualche minuto in un qualsiasi solvente (va benissimo il diluente nitro) e farli asciugare su un tovagliolo di carta assorbente, aspettando che il solvente evapori del tutto.
STEP 2 – LUBRIFICAZIONE CUSCINETTI E CENTRAGGIO BOBINA.
Una buona lubrificazione rende il cuscinetto silenzioso, progressivo e ben protetto nel tempo.
Esistono vari sistemi per effettuare questa operazione.
Quello più semplice e sicuro, sopratutto per i rotanti dedicati alla pesca, consiste nell’immergere i cuscinetti nell’olio, facendoli ruotare sino a che l’olio non li invade completamente (durante la rotazione, appariranno delle bollicine d’aria, finite le quali il cuscinetto è pieno).
Una volta riempito, facciamo spurgare il cuscinetto sul solito tovagliolo di carta assorbente, soffiandoci sopra un paio di volte per fargli espellere l’olio in più (che verrebbe espulso comunque dopo i primi lanci, imbrattando tutta la zona circostante), lasciando il suo interno uniformemente umettato.
A questo punto, rimontiamo il rotante (ricordate che le tre viti zigrinate non vanno serrate a forza ma fermate il giusto) e, aiutandoci con le due manopoline cromate che si trovano ai due lati del mulinello (i registri laterali), centriamo la bobina con il telaio (ci regoliamo osservando quanto bordo bobina esce da un lato e dall’altro) e azzeriamo il freno meccanico lasciando un leggero gioco laterale (non serve una lasco molo ampio; basta che la bobina faccia un minimo movimento ticchettando leggermente).
A questo punto, completiamo le operazioni, equilibrando la bobina e imbobbinandola correttamente.
STEP 3 – EQUILIBRATURA E IMBOBBINAMENTO.
In pratica, tutte le bobine soffrono squilibri più o meno pesanti, tendendo a dondolare e fermarsi sullo stesso punto; è nella loro natura e non possiamo far altrimenti che cercare di correggere questo errore congenito.
Nel caso degli Abu, trattandosi di bobine piccole e leggere, gli squilibri si correggono spesso, semplicemente imbobbinando i primi 30 mt. di filo in maniera casuale creando tre gobbette, la cui forma e volume, cambierà a seconda dello squilibrio che dobbiamo correggere.
L’imbobbinamento, va fatto con tranquillità e molta precisione (niente recuperi a manetta), riempiendo in maniera omogenea e diritta lungo tutta la bobina mantenendo le spire sempre ben affiancate, senza accavallarle o incrociarle e, soprattutto, senza esagerare con la quantità di filo imbobbinato (è bene fermarsi poco sotto il bordo della bobina).
STEP 4 – TEST SUL RISULTATO.
Fermato con un giro di nastro isolante il filo imbobbinato, testiamo quanto abbiamo sin ora fatto, facendo girare la bobina a vuoto – “flippandola” (un giro secco di la manovella premendo contemporaneamente il pulsante di sblocco) o, se non ci riusciamo, spingendola forte con il pollice – per vedere come si comporta.
Un rotante ben configurato (bobina equilibrata, centrata e libera dal meccanico e cuscinetti ben lubrificati) gira per non più di venti secondi, sibilando dolcemente; accelera e rallenta progressivamente e, quando si ferma, non tende a tornare indietro né a dondolare.
Se la nostra bobina non dovesse comportarsi in questo modo, vuol dire che la configurazione non è stata fatta bene e bisogna capire cosa abbiamo sbagliato e agire di conseguenza.
In generale, se tende a girare poco e stentatamente oppure la sentiamo “grattare” durante la rotazione, è un problema di freno meccanico oppure abbiamo sbagliato a centrarla.
Sono problemi che si risolvono velocemente agendo sui registri, cercando di regolare al meglio sial il centraggio della bobina che il lasco laterale. Diversamente, se il mulinello vibra o i cuscinetti stridono sonoramente, la colpa è da attribuire all’equilibratura oppure alla lubrificazione.
Per la lubrificazione, dobbiamo riconfigurare facendo attenzione ai vari procedimenti e, se è il caso, cambiare l’olio con un altro più denso (un’operazione da fare assolutamente anche nell’ipotesi in cui il rotante gira troppo e troppo velocemente).
Nel caso sia un problema di equilibrata, invece, il sistema migliore è quello di sbobinare il filo e rifare le tre gobbette, cambiandone inclinazione e volume, provando – questa volta senza caricare il filo – sino a quando non saremo soddisfatti del suo andamento.
Nel caso di bobine particolarmente squilibrate, possiamo aiutarci ricorrendo all’alluminio adesivo (o al piombo adesivo che si compera in fogli nei negozi di modellismo) da attaccare sul bordo esterno bobina in corrispondenza della parte più leggera (quella che rimane rivolta sempre verso l’alto) per compensare la differenza di peso.
Se proprio non riusciamo ad ottenere un risultato soddisfacente, è il caso di rivolgersi ad un amico più esperto che risolva il problema o ci spieghi come fare.
State attenti però; molto spesso, quello che sembra un rotante assolutamente squilibrato e troppo veloce, se controllato dopo un paio di giorni appare mite come un agnellino.
Il motivo è dato dal fatto che un cuscinetto appena lubrificato, non ha avuto ancora il tempo di amalgamarsi con la lubrificazione.
Quindi, non è male aspettare un po’ di tempo prima di sentenziare che
Piccole note conclusive.
Ad ogni buon conto, prima che mettiate mano al vostro rotante, è importante sottolineare alcuni ulteriori punti importantissimi.
1) Quando togliamo i cuscinetti, sarebbe opportuno punzonarli (va bene un colpo di limetta per unghie dato sul bordo, inutile il pennarello che scolorirebbe subito appena messo il cuscinetto nel diluente) per riposizionarli nella stessa sede e, soprattutto, rispettare il senso di rotazione iniziale.
Per la loro pulizia o lubrificazione, del tutto inutile, per non dire pericoloso, è privarli dei paraoli (è un’operazione che va fatta, con molta attenzione e perizia, solo in casi particolari).
2) Il procedimento di centraggio della bobina, si esegue sui rotanti dotati di due registri laterali (Abu 6500 C3 CT Mag e Rocket e Daiwa 7HT); quelli dotati di un solo registro (Daiwa 6HM, Penn 525, Abu 6500 Sport Mag) sono di norma autocentranti e, quindi, teoricamente il registro serve esclusivamente al controllo del freno meccanico.
2) L’equilibratura, effettivamente, andrebbe fatta a cuscinetti secchi, bobina centrata, meccanico azzerato e mag smontato.
Nel nostro caso, trattandosi di rotanti dalle bobine piccole e leggere, possiamo provare ad equilibrare – nei modi che abbiamo precedentemente detto – a cuscinetti già oleati, rinviando a dopo, in caso di squilibri eccessivi e difficili da correggere, un’analisi ed un intervento più tecnici e puntuali (che non prevedono, a dispetto di quanto sostiene qualcuno, azioni invasive e irreversibili come fresature, sdondature o forature per alleggerire le zone più pesanti, ma soltanto un po’ di pazienza per risolvere il problema).
Ad ogni buon conto, teniamo sempre a mente che l’equilibratura è un concetto relativo e non assoluto. Motivo per cui, possiamo ritenere soddisfacente una rotazione fluida senza vistose vibrazioni e sonori ronzii, potendo tollerare tranquillamente un leggero dondolio finale che, nella maggior parte dei casi, andrà via dopo un paio di lanci e recuperi.
3) Quando lubrifichiamo e imbobbiniamo non dimentichiamoci che deve essere il rotante a seguire noi, non il contrario. Per iniziare, è sempre preferibile affidarsi ad un rotante piccolo (come, appunto l’Abu 6500) da configurare con un olio denso e di viscosità media accoppiato ad un diametro di filo sostenuto che svuoti la bobina con una certa velocità (ad esempio, un olio semisintetico 15/40W accoppiato ad uno 0.35); certamente non avremo in mano un fulmine di guerra ma ci troveremo a che fare con un compagno gestibile ed affidabile in qualsiasi circostanza, che ci seguirà lungo il periodo di apprendimento, facendoci assumere una forte sicurezza col lancio, che diventerà, poco dopo tempo, facile ed intuitivo anche di notte.
Presaci la mano, ricordiamoci che è preferibile sempre ridurre il diametro del filo utilizzato piuttosto che cambiare l’olio o diminuirne la quantità.
4) La lubrificazione, a modesto parere di chi scrive, ha bisogno di un po’ di tempo per attivarsi e rendere al massimo e lo notiamo confrontando il comportamento del rotante a distanza di un paio di giorni dalla configurazione (prima si presenterà un po’ isterico, dopo, molto più calmo e progressivo).
Per questo motivo, giunti in spiaggia (o anche in pedana), è bene iniziare sempre con lanci morbidi – magari chiudendo il mag di un paio di punti rispetto a quanto siamo soliti fare – per distendere il filo e far entrare la lubrificazione in circolo ad una “temperatura” d’esercizio ottimale (né più né meno di come si fa con le automobili quando le avviamo a freddo), spingendo sul manico con una certa progressione, sino a raggiungere in nostri standard abituali.
Rimanendo in tema, protezione, effetto frenante e durata della lubrificazione, sono elementi direttamente legati al rapporto tra densità, viscosità e quantità dell’olio utilizzato.
Però, per quanto dura e sostanziosa possa essere, una lubrificazione da pesca, non è mai eterna.
Certo, potenzialmente potrebbe durare anche un’intera stagione ma, sorge spontanea chiedersi a cosa possa servire rischiare di rovinarsi un’uscita a causa di un rotante che inizia ad uscire dal nostro controllo se, con pochi e semplici passaggi possiamo stare sempre tranquilli e fiduciosi sul suo comportamento.
Quindi, non sarebbe poi così sbagliato rinfrescare la lubrificazione a cadenze periodiche mediamente frequenti piuttosto che sporadiche, senza aspettare che la lubrificazione si esaurisca del tutto, lasciandoci all’improvviso, in piena spiaggia e in piena notte, con una matassa di filo inestricabile tra le mani (oppure costringendoci a chiudere il Mag o il meccanico, più di quanto il nostro lancio non riesca a tollerare).
Nella speranza che tutto ciò sia d’utilità oggi come in futuro, non ci resta che rinviarvi al forum per qualsiasi ed ulteriore chiarimento.
Emanuele Velardita
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