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Luglio 2006
Traina di profonditá con il Monel
Emanuele Lisi & Ing. Gianfranco Urbani
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Un’ altro sistema valido per affondare le esche (vive e artificiali) è il monel .
Esso è un filo acciaioso (nickel-cromo) con ottime qualità di affondamento utilizzato in particolar modo per la pesca a spigole e dentici , di solito viene venduto in due bobine unite da 100m l’una in libraggi che variano da 20 a 80 lb, ma quelli più usati sono 30-50lb. Però durante le manovre di recupero e di cala , l’utilizzo di monel di grosso libraggio potrebbe comportare il rischio di spaccare il monel per la troppa rigidità oppure creare parrucche(effetto molla) con la conseguenza di bloccare il mulinello rotante.
Il monel ( es. 50lb) affonda 1 m circa ogni 10m di monel calato in mare alla velocita di 3 ,5 nodi circa . Il mulinello nel quale va imbobinato il nostro monel deve avere delle caratteristiche particolari , infatti la bobina deve essere in acciaio inox per evitare che le *correnti galvaniche (vedi articolo seguente) la corrodano , se non disponiamo un mulinello con una bobina in acciaio inox dobbiamo provvedere al suo isolamento con del nastro isolante . La canna che utilizzeremo per la pesca con il monel dovrà essere munita di passanti a carrucola o anelli per uso specifico del monel , in modo da evitare che gli anelli si intacchino e si spacchino .
Procediamo quanto segue per l’imbobinamento del monel
-usare mulinelli a bobina rotante della misura minima del 4/0
-se non disponiamo di mulinello con bobina inox isolare la bobina
-creare un fondino di nylon 200m circa dello 0,60 mm
-legare il filo del fondino al monel tramite un nodo albrigh special oppure una girella di adeguato libraggio capace di passare attraverso le carrucole o gli anelli della canna
-eseguire l’operazione di imbobinamento sempre in due persone per evitare parrucche
-dopo aver imbobinato il monel legare circa 15metri di terminale dello 0,40-50 (dipende dalle prede che si vuole insidiare) tramite una girella oppure un nodo albright special e poi legare l’artificiale.
Dopo avere effettuato l’ imbobinamento eseguire una marcatura ogni 25 o 50m con dei nodini colorati per avere un idea di quanto monel abbiamo calato in mare durante l’azione di pesca e per questo vi consiglio di confrontare l’affondamento del monel con un adeguato ecoscandaglio.
Per mettere in pesca il monel eseguire quanto segue
-mettere il natante ad un regime di pesca di 2-3 nodi
-calare in mare l’artificiale con relativo terminale , avendo cura per i primi 15-20 m di controllare la rotazione della bobina con il pollice
- per facilitare la messa in pesca del monel vi consiglio di usare un minnow a paletta metallica o un super bavettore , cosi da creare più attrito ed evitare parrucche.
Dopo aver messo in pesca la canna tarare la frizione sullo strike e aspettare l’abboccata del pesce e durante il suo recupero non scordate che il monel ha elasticità nulla e tutti i colpi vengono assorbiti dal terminale di nylon e dall’esca artificiale o dall’amo , per evitare sgradevoli sorprese come spaccatura del terminale o perdita del pesce tarare la frizione del mulinello a mestiere.
La corrosione galvanica a cura dell'Ing.Gianfranco Urbani
Il fenomeno corrosivo più nominato è sicuramente quello noto con il nome di corrosione galvanica, ma ce ne sono anche altri, come quelli provocati dalle correnti parassite, dalle correnti di circolazione e da ogni altro tipo di correnti vaganti. Bisogna infatti ricordare che tutte le correnti elettriche, da qualsiasi fenomeno innescate, provocano fenomeni di corrosione nei metalli interessati dalla loro circolazione. La corrosione galvanica è un fenomeno imprevedibile e spesso molto pericoloso. E' sicuramente diretta conseguenza delle correnti elettriche che nascono e si sviluppano fra due o più metalli, più o meno vicini nella scala galvanica, che, elettricamente collegati tra loro, sono anche immersi in una soluzione salina.
In queste condizioni ogni metallo assume un proprio potenziale elettrico. Se i metalli interessati dal fenomeno sono diversi, o direttamente, o attraverso la soluzione salina nella quale sono immersi, inizierà un naturale movimento di elettroni, come in qualsiasi circuito elettrico quando, per qualsiasi motivo, vengono in contatto due punti a potenziale elettrico diverso. Naturalmente l'intensità di questo movimento di elettroni sarà tanto maggiore quanto maggiore sarà la differenza di potenziale elettrico fra i metalli oggetto del fenomeno. Questo movimento di elettroni rappresenta una vera corrente elettrica, che in questo caso viene chiamata corrente galvanica.
La corrente galvanica innesca immediatamente un processo di corrosione che coinvolge tutti i metalli interessati dal fenomeno elettrico. Essendo però la natura intrinseca dei metalli molto diversa tra loro, anche la corrosione cui vengono sottoposti assume quantità a volte molto diverse tra loro. Naturalmente quindi i volumi maggiori di corrosione saranno evidenziati maggiormente nei metalli meno nobili. (Per es. sarà molto più attaccato un alluminio piuttosto che un acciaio).
Le correnti galvaniche normalmente nascono in modo del tutto spontaneo, pur nelle condizioni appena descritte, apparentemente senza una logica prevedibile. Si è però notato che quasi sempre sono influenze esterne che contribuiscono ad innescare il fenomeno elettrochimico che può poi continuare anche da solo. Una delle maggiori cause esterne è sicuramente da ricercare nei potenziali elettrici che si manifestano con l'allacciamento degli impianti di bordo a 12 o 24 Volt, alle reti di distribuzione elettrica a 220 Volt. Questi potenziali elettrici, che sono diversi da quelli presenti nei metalli immersi di una barca, assumono spesso valori anche considerevoli rispetto al suolo terrestre e rispetto alle altre strutture immerse più o meno nelle vicinanze. Come già detto, tutte le strutture metalliche in contatto con acqua salata sono destinate a subire danni quando si trovano attraversate da correnti elettriche di qualsiasi natura ed origine. Tutti i metalli quindi sono interessati a questi fenomeni di corrosione.
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