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Aprile 2009
I piombi nel Surfcasting
Emanuele Velardita
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Elemento imprescindibile da cui dipende il corretto funzionamento di tutto l’impianto di pesca, il piombo, nella sua forma e peso, rappresenta una scelta importante, da valutare attentamente in dipendenza di tutte le variabili in gioco.
Rinviando ad un secondo momento l’analisi riguardo al suo peso, bisogna soffermarci sulla sua forma, cercando di dare un corretto quadro circa le funzioni cui deve adempiere.
Distanza e tenuta.
La funzione del piombo è ciclica; inizia con un lancio e si conclude con un recupero.
Ed è durante questo excursus, per altro ripetitivo, che il piombo incontra quegli ostacoli che ostano al corretto svolgimento del suo mestiere, ovvero quello di portare un’esca ad una certa distanza e tenerla ferma in quel punto, fino a che noi non decidiamo di recuperarla.
Stiamo parlando del volume dell’esca, del vento, della corrente, del fondale, quali elementi in grado di turbare il piombo durante il lancio, la discesa e lo stazionamento, a maggior ragione se la forma che abbiamo scelto non è adeguata allo scopo.
L’intuito non supportato dall’esperienza, ci induce a ritenere valido, un piombo dalla forma a proiettile, lunga e molto affusolata.
Una forma tipica, tra l’altro, dei piombi definiti da “tournament”, ovvero quelli da pedana.
L’esperienza insegna, invece che un piombo di tal foggia, a nulla serve se sottoposto agli stress di cui sopra abbiamo fatto cenno.
Semplificando, da una parte si rivela sensibilissimo al vento frontale e laterale (che praticamente lo fa impennare e scodinzolare) dall’altra, crea una scia all’interno della quale è difficile contenere qualsiasi esca, se non addirittura la stessa clip.
Inoltre, l’aver un peso distribuito su una superficie estesa, lo fa affondare lentamente, rendendolo sensibilissimo alla corrente e totalmente insensibili all’infossamento.
Potremmo continuare, ma già questo basta a farci desistere dal suo utilizzo.
Il piombo da pesca, invece, pur non potendo prescindere da una certa aerodinamicità, per superare quegli ostacoli, necessita di forme più tozze e compatte, magari spigolose, con un baricentro spostato in avanti.
È il caso, giusto per mantenerci nel generale, di piombi come il Beachbomb e l’Aquapedo.
Il primo, ha la caratteristica forma ad ovetto, che lo rende insensibile al vento e veloce nell’insabbiamento.
Il secondo, invece, è una riqualificazione della forma tournament in chiave alieutica; leggermente più corto, si presenta appesantito in testa e rastremato in coda, nonché, soprattutto, caratterizzato da una particolare sezione quadrata, che lo rende praticamente insensibile al rotolamento e ottimo per la tenuta.
Quanto appena detto, comunque non deve ingannarci.
Piombi di questo genere, se da un lato si rivelano ottimi nelle condizioni di utilizzo normali, trovano il loro limite quando il gioco si fa duro e le condizioni diventano estreme, come nel caso in cui ci troviamo nel bel mezzo di una mareggiata.
In casi di questo genere, nessuna forma riesce a trattenere il fondo, se non quella dal profilo adeguato, che, per una serie di motivi facilmente intuibili, ci costringerà a rinunciare alla distanza per favorire l’assetto in pesca, ancorarsi al fondo in maniera salda.
Stiamo parlando, manco dirlo, delle piramidi a base quadrata e, più limitatamente, dei coni.
Piombi dall’aspetto rude e grossolano, facili all’insabbiamento e difficili da scalzare, a meno che non vengano continuamente smossi con una certa frequenza.
Piombi tecnici, quindi, da relegare a quelle condizioni di cui già si è fatto cenno, e che prevedono tutta una serie di scelte precise, in termini di diametri in bobina e attrezzi, che dovranno essere robusti e potenti, pena la rottura ad ogni tetativo di recupero.
Sfere e Spike.
Quanto appena detto, rappresenta l’estremizzazione di due concetti e necessità, quello di distanza da una parte e di tenuta dall’altro.
tra questi due estremi, esiste, comunque, un campo che potremmo definire medio, in cui trovano un giusto inserimento due piombi molto particolari quanto utilizzati, la sfera e lo spike.
La prima, è praticamente una palla con occhiello.
La forma la rende particolarmente adeguata alla tenuta ma, allo stesso tempo, non fa perdere speranze in termini di distanza.
È un piombo storico - in passato unico piombo usato insieme alla piramide - da utilizzare in quelle situazioni in cui sentiamo la necessità di una forte tenuta, non vogliamo (o non possiamo) rinunciare alla distanza ma i piombi filanti non ci garantiscono un corretto assetto.
Di tutt'altra natura, invece è lo spike.
La base è quella del piombo da distanza, a cui vengono aggiunte delle protesi che servono ad aumentarne la tenuta, senza precluderne la stabilità nel lancio.
Sembrerebbe il piombo “ideale” sotto tutti i punti di vista, in grado di volgere a nostro favore qualsiasi situazione e soprattutto di garantirci distanza anche nei casi limite, se non fosse che va incontro ad un grosso limite, ovvero, la difficile esecuzione di lanci con partenza da terra tipo ground.
un problema comunque risolvibile, sagomando adeguatamente le protesi oppure imparando a lanciare con piombo sospeso senza precludere il caricamento corretto dell'attrezzo.
Emanuele Velardita.
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