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Aprile 2010
Il Galleggiante ascensore
Nello Cataudo
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Più che di una tecnica si tratta di una montatura, da utilizzare nella pesca a fondo, nelle zone a forte rischio d’incaglio, quando non si vuole rinunciare al terminale scorrevole con amo finale e piombo montato coassialmente sul trave. L’ho vista impiegare per la prima volta parecchi anni fa nella pesca in acque interne, per opera di un mio occasionale compagno di battuta. Mi colpì così tanto per la sua semplicità ed efficacia, che da allora decisi di utilizzarla ogni qualvolta le circostanze lo avrebbero suggerito.
Cenni “storici”
Per comprenderne le potenzialità, torniamo un attimo indietro negli anni, per vedere quali erano le modalità e i relativi scenari d’impiego.
In Sicilia non abbiamo certamente i grandi fiumi e laghi dell’Italia settentrionale. La pesca in acque interne viene praticata per lo più all’interno degli invasi artificiali delle dighe. Il fondale è costellato da tutto quello che in origine caratterizzava il tipico ambiente rurale non ancora sommerso dalle acque: cespugli, alberi di medio ed alto fusto, muretti a secco, e persino caseggiati. Per la pesca a fondo alle carpe era di grande efficacia il terminale scorrevole con amo finale e zavorra montata sul trave. Si andava a lanciare soltanto in quelle aree note, dove il fondo non presentava le micidiali insidie d’incaglio sopra descritte. Pur tuttavia il rischio rimaneva lo stesso, e le rotture erano parecchio frequenti nell’arco di una battuta. Pur impiegando il temolino non si riusciva ad eliminare del tutto i rischi perchè, quando lo si scalzava dal fondo, la traiettoria descritta in acqua era pur sempre un pò inclinata nel senso orizzontale, almeno nella fase iniziale, e qualcosa si poteva sempre impigliare intorno all’amo.
Sin dalla prima esperienza con il galleggiante ascensore ebbi modo di constatare che questa problematica era scomparsa: infatti, con esso si aveva un’ascensione quasi retta del gruppo piombo/terminale in fase di ferrata e, ciliegina sulla torta, durante le abboccate, mi segnalava che il pesce se la stava svignando con l’esca, ancor prima di aver messo in trazione il cimino della canna.
Dopo un paio d’anni pensai di applicare questa montatura anche in mare. Volgendo la mente alle potenziali prede, in particolare a quelle sospettose, che si nutrono a fondo, mi venne in mente l’orata. Per gli ipotetici scenari d’impiego pensai ai vari fondali di misto sabbia/rocce o sabbia/posidonia dove, se si ha quantomeno una mezza idea del fondale dove si lancia, non si sa certamente cosa l’amo possa incontrare quando si ritira. Un altro posto dove ho applicato con successo la montatura è l’interno dei porti, che tante volte presenta vegetazione sommersa e ostacoli di vario genere, quali cime ed altro ancora.
Materiali:
Altro non occorre che un piccolo galleggiante, in sughero, a forma di ovetto. E’ però molto importante che sia di fattura grossolana ed economica, in quanto deve essere “pesante” abbastanza riguardo al volume. Mi spiego meglio: dato che il galleggiante verrà montato scorrevole sul trave, se non ha un peso specifico elevato (cosa che non hanno i galleggianti in balsa o polistirolo), è quasi sicuro che durante il volo, a causa dell’attrito con l’aria, rimanga indietro rispetto al gruppo terminale/girella/piombo e, quando questi vanno ad impattare sull’acqua, esso non si troverà esattamente sulla loro verticale. In tale circostanza l’effetto ascensore non funziona a dovere.
Il galleggiante che preferisco utilizzare è quello raffigurato in foto. Misura circa 35mm di diametro e 50mm di lunghezza. Questo si accoppia perfettamente con piccoli piombi di 30-40g. La forma di zavorra che meglio si adatta a quest’impiego è la sfera. Tenete conto che per grammature superiori è consigliabile accoppiare un galleggiante di dimensioni maggiori.
Preparazione del calamento
Rimuovere l’astina al galleggiante per utilizzarlo scorrevole. Inseritelo sul trave con la parte rastremata rivolta verso il basso. Seguirà il piombo a sfera, un tubetto salvanodo (se vogliamo), ed una piccola girella per bloccare il tutto. A questa andremo a fissare il terminale di lunghezza voluta (100-150cm) con un amo di forma e grandezza in relazione alle prede che vogliamo insidiare, e al volume delle esche da innescare
L’azione di pesca
Si svolge come una normalissima pesca a fondo, solo che la disposizione della lenza è alquanto insolita: l’esca viene presentata con il terminale disteso sul fondo, solo che al di là del piombo, il trave, anziché descrivere quell’ampio arco di parabola sino alla canna, si indirizzerà invece in direzione del galleggiante posto sulla sua verticale, e da questo poi verso il cimino.
E’ opportuno fare un cenno sulla tecnica del lancio da adottare per questo tipo di montatura:
E’ sconsigliabile eseguire lanci violenti e tesi. Occorre lanciare descrivendo una traiettoria ad ampio arco di parabola in modo che, quando il gruppo zavorra/galleggiante impatterà sulla superficie dell’acqua, vi dovrà arrivare abbastanza in verticale.
Può accadere di vedere sparire inizialmente il tutto sott’acqua, in quanto il terminale può essersi aggrovigliato per qualche giro intorno al galleggiante, ma basta attendere giusto una manciata di secondi, o dare magari una leggera scrollata con la canna che tutto va a sistemarsi in posizione di lavoro.
Dopo aver visto affiorare il galleggiante, si può dare magari leggermente un ulteriore strattone, per far distendere meglio il finale sul fondo. Mettiamo poi appena in trazione la lenza. Se avremo esagerato, il galleggiante tenderà ad affondare. Avremo raggiunto la tensione ideale, quando esso sarà ben visibile sulla superficie dell’acqua, e il tratto di lenza fino alla canna sarà leggermente in bando.
Nell’attimo in cui qualche pesce dovesse ingoiare l’esca e allontanarsi, si noterà il galleggiante prima spostarsi sul pelo dell’acqua e poi affondare, o affondare improvvisamente. Solo in un secondo momento la trazione esercitata dalla preda si trasmetterà al cimino. Nel caso teniamo la lenza un po’ di più in bando, l’utilizzo del galleggiante ascensore è anche un ottimo stratagemma per essere pronti a ferrare prima che il pesce avverta qualche resistenza e sputi fuori il tutto.
Ovviamente vi sono delle tecniche, più raffinate, che meglio si adattano ad insidiare i pesci sospettosi, come l’inglese e la bolognese. Con queste si hanno però alcune limitazioni: dover impiegare un esiguo diametro di monofilo, la massima distanza di lancio raggiungibile, e la continua misurazione del fondo (se intendiamo esplorare vari tratti di fondale non uniforme).
Con l’amo sempre adagiato sul fondo, pur nella sua grossolanità, l’espediente del galleggiante ascensore ci assicura in ogni caso che, all’istante della ferrata o ritiro della lenza, questo sarà recuperato con una traiettoria perfettamente verticale.
Per qualche euro scarso di spesa, vi invito tutti a provare, e poi magari ne riparliamo, per eventuali suggerimenti e valutazioni, sulle pagine del nostro amato Forum.
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