|
|
|
|
|
|
|
Ottobre 2006
Traina alle aguglie
Giuseppe Asta da Trapani
|
|
L’ ingrediente fondamentale per la traina col vivo, è il vivo stesso. Per questa tecnica vanno bene quasi tutti i pesci che vanno dai 100 gr fino ad arrivare al kg, ma si sa, che anche i pesci come noi umani, hanno delle preferenze riguardo l’alimentazione.
Le esche migliori per questo tipo di pesca sono:
- Calamaro;
- Totano;
- Seppia;
- Aguglia;
- Sugherello;
- Occhiata;
- Cefalo.
In questo articolo parleremo della traina alle aguglie, toccando l’argomento in tutti i punti essenziali quali le attrezzature, i terminali, tecnica, le esche e la velocità di traina.
L’attrezzatura che ci consente di pescare le aguglie deve essere leggera e sensibile, proprio questa caratteristica è importante perché va tenuta in mano durante l’azione di pesca, ed il motivo lo spiegherò più avanti quando parleremo di tecnica.
Le canne che si addicono di più a questa tecnica sono canne da spinning leggero 10/20 gr. Di lunghezza max 3 mt, montate con mulinelli piccoli e leggeri caricati di un buon 0,16 / 0.18.
Alla fine della lenza madre è meglio mettere uno spezzone di un paio di metri di fluorcarbon, alcuni lo fanno di sezioni ridotte tipo 0,10 , ma io visto le dimensioni delle aguglie che popolano la mia zona, non scendo mai al di sotto dello 0,14.
Le esche usate per insidiare questo belonide, sono varie e possono essere artificiali o naturali.
Per quanto riguarda le esche artificiali, a mio parere quelle che danno maggiori risultati sono le matassine o meciuda, sono dei cerchi formati da filamenti di cotone o seta che imprigionano il becco delle aguglie quando queste cercano di colpirli. Possono essere di diverso colore, arancio, giallo, bianco.
Questa esca artificiale secondo il mio parere è la migliore per quanto riguarda la salvaguardia della vitalità delle aguglie perché non le ferisce minimamente, ma non è di sicuro la più redditizia.
L’ esca migliore è quella naturale, specialmente se è viva. L’esca che uso maggiormente è il coreano vivo.
Il terminale che si usa per innescare il coreano vivo è costituito da uno spezzone di un paio di metri di fluorcarbon di sezione ridotta 0,10 / 0,16 come accennavo sopra, completato da 2 ami del numero 10 montati in tandem, cioè uno dietro l’altro ad una distanza di circa 5 / 7 cm.
Il coreano s’innesca facendo passare il primo amo (trainante) dalla bocca del verme, ed il secondo amo (pescante) sul corpo facendo in modo di non mettere in tensione il tratto di filo che c’è tra trainante e pescante. Il tutto si cala a 20 / 30 mt dallo specchio di poppa e si procede ad una velocità di 1 / 2 nodi.
La tecnica consiste nel tenere la lenza madre con l’indice, (ecco il perché della leggerezza dell’attrezzatura) l’aguglia come tutti i rostrati è molto sospettosa e prima di inghiottire l’esca la colpisce con il becco,quindi dobbiamo essere pronti a lasciare la lenza per un paio di secondi non appena si sente la prima toccata, che corrisponde al colpo di becco dell’aguglia sull’esca. Passati i 2 secondi si deve chiudere l’archetto e ferrare.
Il combattimento con questa attrezzatura leggera sarà divertentissimo, ma non ci si deve dilungare molto, altrimenti rischiamo di stancarla troppo.
Con questo metodo si possono prendere anche altre specie di pesci, mi capita spesso di prendere tracine, pesci lucertola, leccie stella, una volta mi è pure capitato un sugherello che poi mi ha regalato una riccioletta oltre 2 kg, ma soprattutto occhiate.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|