ARTICOLI
 
Aprile 2008
Lo Shock Leader
Emanuele Velardita




Lo shock leader, o parastrappi per dirla all’italica maniera, altro non è che uno segmento di filo molto robusto il cui scopo è quello di fungere da ammortizzatore, per metterci nelle condizioni di lanciare piombi di peso consistente con fili dal diametro sottile.
Infatti, per ottenere distanza nel lancio e, contestualmente, ancorare correttamente al fondo il trave, non possiamo affidarci né a piombi di grammatura esigua (si parte dagli 80 per arrivare anche ai 200 gr) né a fili dal diametro molto sostenuto (difficilmente si utilizzano diametri superiori al 35).
Quindi, per ottemperare a queste esigenze difficilmente conciliabili tra loro, dobbiamo ricorrere allo shock leader.
Gli elementi che vanno consideratii, riguardo alla sua confezione, sono il diametro del filo da utilizzare, e la sua lunghezza complessiva.
Parlando del primo, se è chiaro che un diametro molto sostenuto evita le rotture, è anche vero che, esagerando, si appesantisce il complesso da lanciare e si presta maggiormente il fianco alla laterale.
Quindi, ci si dovrebbe muovere all’interno di diametri che, sebbene non ci riparino al 100% dalle rotture, ci permettano comunque di lanciare e pescare con una certa tranquillità.
Il tutto, andrà adeguato all’attrezzo utilizzato, in riferimento alla sua azione e al tipo di lancio.
Volendo fare degli esempi, prendendo in considerazione una classica telescopica - o le canne ad innesti progettate per la pesca in mediterraneo – corredata di fisso, posto che campo il side (sebbene angolato) è il lancio preferibile, ritengo che raramente si ravvisa la reale necessità di salire al di sopra dello 0,50; tanto, s’intende, nel caso di attrezzi al top per potenza d’azione.
Ciò, anche per un altro motivo.
Infatti, il maggior diametro implica un aumento della rigidità relativa del nylon, con ripercussioni negative per il fusto, il quale tende al veloce sovraccaricamento, con conseguente abbassamento dalle grammatura ideale e pericolo di rottura, soprattutto nel sottovetta.
Passando ad attrezzi con maggior carattere - come canne ad innesti, secondo alcuni non ideate per la pesca in mediterraneo, ma che comunque hanno un sempre crescente seguito di estimatori - magari in abbinamento a mulinelli rotanti, i diametri tendono inevitabilmente a salire, partendo almeno dallo 0,60 per i 100/125 gr., per giungere fino allo 0,70, per quelli più pesanti.
Quanto detto vale ovviamente in pesca; in pedana, il regolamento risolve ogni indugio, obbligando all’uso minimo dello 0,70 per i 100 e 125 gr, e allo 0,80 per i 150 e 175 gr.
Relativamente al discorso lunghezza, innanzitutto bisogna considerare che uno shock troppo corto è molto sensibile alla rottura sul nodo successivamente allo spunto (poiché esce troppo velocemente e la differenza di diametro tra shock e filo in bobina, in piena accelerazione, fa tutto il resto); diversamente, uno shock troppo lungo, ha come effetto quello di rallentare di parecchio l’uscita, con deprezzamento finale della prestazione.
In pesca, comunque, la lunghezza dovrebbe sempre esser sempre calcolata considerando che, una volta giunti alla fine del recupero, non ci si debba trovare con il nodo fuori dalla bobina ma, almeno, con un paio di spire già recuperate.
Il motivo è semplice.
Il nodo di giunzione rappresenta l’anello debole della catena e, assicurarlo in bobina quando ancora si sta recuperando l’eventuale preda (sebbene si sia giunti praticamente alla fine), ci mette a riparo dalla rottura dell’ultima fuga, quella classica della preda già spiaggiata.
Seguendo questa logica, è bene comunque non eccedere, mantenendo come riferimento massimo la larghezza della bobina (se si usa il rotante) o la sua altezza (se si usa il fisso) limitandosi al massimo completando la prima o una volta e mezzo per la seconda, curandosi sempre di porre il nodo a uno dei margini della bobina del rotante o a quello basso (ultima spira) per quella del fisso; questo, sia per ragioni di sicurezza (soprattutto coi rotanti il nodo può diventare un rasoio capace di affettare il pollice senza tanti problemi) sia di conflitto (un nodo accavallato con un’altra spira può creare un ostacolo alla libera uscita del filo, portando a rotture o parrucche).
L’altro argomento da affrontare è come annodarlo alla lenza madre.
Esistono una miriade di soluzioni per legare fili di diametro diverso (anche sostenuto); per lo shicok leader, le soluzioni ideali sono quelle che creano anche un nodo piccolo e filante, che non trovi intoppi nell’uscita dagli anelli.
Tra le possibilità, prenderemo in considerazione quelle più comuni.
Doppio UNI
Il nodo UNI è il classico nodo a spire per gli ami a paletta; farne due incrociando i due fili e facendoli scorrere fino a battere l’uno sull’altro prima di serrarli e assuccarli bene, crea un nodo molto piccolo, affusolato, molto robusto e senza tendenza a slittare.
Il suo limite è rappresentato dai fili rigidi, di diametro sostenuto e poco pastosi al nodo (che non si assuccano bene e lasciano le spire larghe e il nodo grosso), ma rappresenta un sistema rapido e veloce per gli shock “leggeri” tipici delle tele.
Allbright.
È il sistema più veloce per legare shock di diametro sostenuto.
Infatti il nylon dello shock non viene legato ma semplicemente pontato all’interno delle spire create dal filo in bobina.
Mantiene inalterato il carico di rottura del filo madre, crea un nodo molto piatto, ma leggermente sovradimensionato, che soffre un po’ le anellature strette tipiche delle canne destinate al rotante.
Competition.
Anche in questo caso, il nylon dello shock non viene legato ma passato alla fiamma su un capo, per ottenere una piccola pallina su cui andrà a battere la legatura UNI fatta con il filo madre.
È un nodo classico da pedana che può trovare utilizzo in pesca, a patto che il nylon utilizzato sia idoneo, per struttura molecolare e composizione, a rendere una pallina dura e robusta, che non si rompa alla minima trazione.
Oltre a questo, un altro limite è che, se va bene per differenze sostenute (0,23/0,60) o, al limite, con fili madre sottili, è invece difficile da effettuare tra nylon di differenza pari al doppio (0,35/0,70) poiché, il nodo sul filo madre, anche assuccandolo al massimo, tende a slittare non bloccandosi sulla pallina.

Non solo Nylon.
Il fatto che lo shock leader costituisca un giocoforza nella pesca da spiaggia, ha condotto, da una parte, i produttori a presentare al mercato delle utenze prodotti specifici, mentre, dall’altra, molti pescatori (soprattutto garisti, posto che le gare rappresentano la fucina di molte “trovate”) ad escogitare e tentare nuovi sistemi, soprattutto per eliminare o, limare al massimo, il nodo di giunzione.
Tra questi, meritano un accenno, il TAPARED, lo SHOCK LEADER CONICO, il POLIETILENE (PE).
Il primo, è il filo conico, ovvero una bobina contenente 220 mt. di filo di diametro adeguato alla pesca, che va crescendo negli ultimi 20 mt. Fino a raggiungere un diametro sostenuto;
il secondo, diretta conseguenza del primo, è uno spezzone di 15 mt di filo che parte da un diametro sottile e arriva al diametro da shock leader.
Il terzo, è il comune tracciato (chiedo, a tal proposito, scusa all’amico Vittorio Azzano, se persevero nell’usare un termine improprio ma di uso comune), ovvero un multifilamento molto resistente anche nei diametro sottili.
A riguardo, lungi dal commentare, ritengo opportuno soltanto sottolineare che alternative di questo genere, possono trovare una loro logica in determinate e ben specifiche situazioni, ma non potranno mai sostituire l’indubbia efficacia e la semplicità del classico spezzone di nylon economico legato alla lenza madre.



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