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Giugno 2009
Realiz. stampi cono-piramide 2º
Nello Cataudo
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Quest’inverno abbiamo avuto più volte occasione di mettere in pesca i piombi a piramide realizzati con lo stampo proposto qualche mese addietro. Le località e condizioni meteo marine sono state abbastanza variegate. I piombi sono stati utilizzati, oltre che dal sottoscritto, anche da altri amici di PIS, sia con potenti tele di recente produzione, sia con ripartite + rotanti. Oggi, dopo una serie di sessioni di utilizzo, abbiamo messo alla luce i pregi e i difetti della piramide con angolo al vertice di 40°.
Il teatro di impiego è stato prevalentemente il litorale sud della nostra isola, nella fattispecie le spiagge da Scoglitti a S.Maria del Focallo, caratterizzate da granulometria media e medio fine, con andamento di fondali varianti da basso a medio.
I lanci sono stati fatti su lunga, media e corta distanza. Per lunga distanza intendiamo, in condizioni di mare formato e con esche da piccolo a medio grosso volume (bibi e tranci), clippate le prime, e libere le seconde, lanci certamente inferiori ai 100 metri.
Ebbene, i risultati sono stati quasi sempre soddisfacenti, per quanto ci si possa aspettare da una zavorra da tenuta: Mai una spiombata, il pronto insabbiamento durante la messa in trazione del filo subito dopo il lancio, la netta sensazione del piombo ben piantato al momento del ritiro del calamento....ma, in una particolare occasione abbiamo trovato il suo limite, o meglio, il momento nel quale è meglio lasciarlo dentro la cassetta:
Si arrivava una mattina in spiaggia in piena scaduta. Ancora evidenti i segni che la mareggiata era salita abbastanza, tanto da inondare più di metta dell’arenile. Erano delle condizioni limite per il 125gr ma già ottimali per il 150gr. Soffiava un discreto vento frontale proveniente da ore 2,00.
Ad un certo punto la mareggiata cominciò a riprendere energia. In acqua discreta presenza di alghe, ma non eccessivamente fastidiosa. Profondo il respiro dell’onda, che lasciava durante il suo ritiro ampi spazi scoperti davanti a noi, mentre a qualche ventina di metri più in là i frangenti cominciavano a farsi grossi e ravvicinati gli uni agli altri.
Man mano, uno per volta, si cominciava a ritirare, per il rinnovo di routine dell’esca. Niente da fare! Il piombo sembrava proprio fissato con i picchetti là in fondo. Io riuscivo a scalzare più volte, dopo averlo tenuto in continua trazione per 8-10 secondi circa, mentre gli altri cominciavano a rompere tutto all’altezza del nodo sullo SL, non per loro minore esperienza, ma per il fatto di trovarsi in settori in quel momento più martoriati. Dopo capiterà comunque la stessa cosa anche a me....
Il fondo già abbastanza aperto, per via di tutto quello che vi era stato nei giorni precedenti, unitamente a quella ripresa di mareggiata che si manifestò con tutta la sua forza nel volgere di un paio d’ore, fece in modo che le nostre zavorre si insabbiarono così tanto che era ormai impossibile riaverle indietro. Soltanto scalzandole di qualche metro dalla loro posizione ogni 10 minuti circa si poteva ancora sperare che, quando era poi il momento di ritirare, non sarebbe avvenuta la catastrofe.
Ad un certo punto il TDS uscì dal suo zaino la probabile soluzione al problema: un’altra piramide, sempre di 150 gr, ma dalla forma più slanciata, che forse non si sarebbe seppellita, come le prime, sotto tutta quella sabbia. Diversi lanci e recuperi gli diedero ragione della scelta.
Adesso, alla luce di quanto abbiamo verificato su quello scenario abbastanza impegnativo sia per gli uomini sia per le attrezzature, vorrei proporre un’ulteriore versione degli stampi per cono e piramide di foggia però più slanciata, aventi angolo fra 2 facce opposte di 30° al vertice. La nuova piramide risulta, a parità di grammatura, più lunga della precedente di circa 10mm, e la superficie piana (dove c’è l’occhiello per intenderci), facendo il calcolo in mm quadrati, risulta essere di parecchio inferiore. Quest’ultima caratteristica diminuisce sia l’effetto paracadute in fase di caricamento della canna durante il lancio, sia l’effetto resistenza in fase di messa in trazione del piombo sul fondo. In ultima analisi, ricordandoci di quello che ci ha fatto preferire questa zavorra in “quelle” condizioni di mare, si può certamente affermare che: a parità di grammatura, un peso distribuito su un profilo più slanciato, ha un rapporto di massa su unità di superficie più basso. Questo lo farà insabbiare meno e lo renderà più facile da scalzare nelle condizioni di impiego più critiche.
Per chi si vuole cimentare nella realizzazione di piramidi e coni con angolo al vertice 30°, ecco i soliti disegni tecnici, e la tabella di equivalenza volume/peso per ciascuna forma.
Per chi invece desidera comodamente continuare a comprarle pronte in negozio, tenga presente che le diverse piramidi, sia corte e tozze che lunghe e slanciate, trovano ognuna il suo scenario ideale per l’impiego, e il presente articolo non può che esserne una inequivocabile testimonianza, scaturita da prove pratiche, effettuare da diverse persone e con diversi attrezzi. Ciò che si è dedotto ancora una volta, e che ribadiamo ancora è:
“La zavorra ideale non esiste. Esistono invece alcune condizioni, che renderanno ideale una delle diverse zavorre che avremo l’accortezza di portare sempre con noi!”
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