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Settembre 2006
Pesca al Pagro nello Stretto di Messina
Massimo Lagana da Messina
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Come ormai consuetudine, da qualche anno, anche l’estate 2006 sta vedendo numerose catture di grossi pagri (alcuni sfiorano i 20 kg) nelle acque dello Stretto di Messina, vediamo quindi di analizzare la tecnica di pesca utilizzata per insidiare queste regali creature.
Il sistema è quello della traina, ma una traina lentissima, una specie di drifting; in pratica si pesca a bolentino usando un piombo guardiano come affondatore e ci si lascia trasportare dalla corrente.
Innanzitutto bisogna scegliere se utilizzare una canna e mulinello oppure una lenza a mano, il sistema chiaramente è lo stesso, solo variano alcune misure (diametri dei monofili e lunghezze dei finali).
Se ci armeremo di canna e mulinello, in bobina, andrà benissimo un buon monofilo dello 0,50 ma se preferiremo tenere la lenza nelle mani allora dovremo utilizzare un monofilo del 1,20; a questi legheremo un robustissimo moschettone (almeno 30 lbs).
A questo gancio legheremo un monofilo dello 0,35 di lunghezza un passo* al quale avremo precedentemente legato il piombo guardiano che varierà di peso (500gr, 750gr, 1 kg) in base alla velocità della corrente. Allo stesso moschettone legheremo il finale che sarà costituito da un ottimo monofilo di diametro 0,45.
Vediamo meglio la costruzione del finale, questo varierà la sua lunghezza a seconda del sistema utilizzato: se utilizzeremo canna e mulinello 2-3 passi andranno benissimo se saremo armati di lenza a mano la lunghezza aumenterà fino a 6 passi.
Monteremo 2 ami per il vivo legati in serie il primo sarà un 1/0 il secondo, anche detto pescante, un 3/0. Conviene sempre preparare più finali con distanze diverse tra il primo e il secondo amo che sceglieremo in base alla dimensione dell’esca che utilizzeremo. L’attacco del Pagro è violentissimo e mette a durissima prova tutta l’attrezzatura che trova come suo tallone d’Achille le legature degli ami, per questo utilizzeremo un piccolo stratagemma. Innanzitutto utilizzeremo degli ami a paletta, sotto quest’ultima legheremo una decina di giri di filo di cotone (‘mpatunnatu) che potremo fissare meglio con un leggerissimo, quasi inesistente, strato di attack o adesivo simile, questo servirà ad evitare che il nylon, sotto l’azione forzuta della preda, venga tagliato dalla paletta.
Adesso dovremo scegliere l’esca da utilizzare, le esche principe per questa pesca sono, senza dubbio, la seppia e il calamaro vivi ma vista la difficilissima reperibilità, potremo tranquillamente usare l’alaccia (esca più utilizzata al momento) o il sugarello che troveremo in quasi tutto il sottocosta nello Stretto e che insidieremo facilmente con una filosa. Esiste la possibilità di variare il finale ed adattarlo al meglio all’innesco dell’alaccia o del sugarello, in pratica basta aggiungere un piccolo amo n°15 legato, affinché possa scorrere, con del filo di cotone prima dei 2 ami in serie; questo và infilato nelle narici del nostro pesce esca, al fine di garantirne la perfetta motilità.
Adesso siamo pronti per affrontare la battuta. Il fondale è di circa 60-70 mt, la zona che ha dato maggiori risultati (la quasi totalità) è quella di fronte la chiesa di Grotte in quel di Pace.
Bisogna essere sul posto alle ore 5:00 circa, la pescata prosegue finchè c’è corrente, l’arrivo della stanca segna la fine della battuta.
Fermeremo la barca e caleremo le nostre esche, non appena il piombo avrà toccato il fondo, lo solleveremo di circa 1-2 passi, di tanto in tanto faremo toccare il fondo al nostro piombo guardiano e lo risolleveremo questo spesso è il momento in cui il Pagro attacca. Sarà bene di tanto in tanto controllare il nostro pesce esca, la sua vitalità è il primo elemento essenziale per la cattura.
Una volta che la corrente ci avrà trascinato via dalla zona calda, saliremo le lenze in barca e ci riporteremo sul punto di partenza.
Infine vorrei fare un minimo cenno ai pro e contro principali tra l’utilizzo della canna+mulinello e la lenza a mano. La canna ci permette di fare meno sforzo, salire e scendere un piombi di 1 kg a 60 mt di fondale, in presenza di corrente, non è di certo un gioco, col vantaggio, inoltre, di utilizzare un filo più sottile però ha il contro che ci toglie la sensibilità facendo perdere spesso il momento giusto per la ferrata.
La lenza a mano, chiaramente, ci permette di sentire tutto, i più esperti, nonostante i diametri ed il fondale, riescono ad avvertire il tremolio dell’alaccia quando sta per essere attaccata, di contro però, c’è la notevole fatica nella risalita e la fastidiosa azione della corrente nel nostro monofilo che essendo di grosso diametro (1,20) viene investito in pieno. A voi la scelta.
Buon divertimento!
* il passo è un sistema di misura poco preciso, molto utilizzato dai pescatori professionisti, che corrisponde alla distanza, a braccia aperte, tra una mano e l’altra.
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