ZOOM
 
Ottobre 2005
TRIO Compact BadBass Technology
Emanuele Velardita & Emanuele Lisi





Un poco di storia
Entrata in produzione alcuni anni fa la Trio, coi suoi 210 gr di potenza, la divisione in tre pezzi e una struttura rigida all’inverosimile, si poneva subito in controtendenza rispetto al mercato delle canne potenti da Surfcasting, caratterizzato da attrezzi sensibili e molto più leggeri rispetto alla stessa.
Non a caso, guardando sul sito della casa madre venne da subito descritta come "Extreme surfcasting rod ", il che la dice lunga sulle sue presunte capacità e sulle intenzioni del produttore.
Al primo modello, definita Standard (lunga 4,50 mt, con una potenza nominale di 210 gr), col tempo venne affiancata la Compact (stessa potenza ma con un calcio ridotto di 15 cm) e, più recentemente la Maxi (lunga 4,35 mt, potenza nominale di 250 gr, caratterizzata da una cima ad innesto su un calcio telescopico) della quale onestamente conosco ben poco, avendoci avuto a che fare solo in qualche negozio e mai in spiaggia.

Struttura
Telescopica potente come poche in giro, è caratterizzata, rispetto al resto delle dirette concorrenti che le possono essere affiancate per fascia d’utilizzo (poche per la verità, tra cui, nulla togliendo alle altre, merita sicuramente menzione la mitica Futura Italcanna), da uno sviluppo del fusto su tre elementi telescopici, al posto dei canonici quattro, tutti in carbonio -di sezione buona e diametro generoso, per non dire esagerato - compresa la cima.
Una scelta questa che la rende sensibilmente più rigida rispetto alle altre canne della stessa fascia di potenza, e decisamente più ingombrante da trasportare, coi suoi 195 cm chiusa (per il modello Standard), che la fanno sembrare più una canna ad innesti da 12ft che una tele, con le ovvie problematiche per il trasporto.

Potenza
Dichiarata 210 gr, dalla casa madre, praticamente la possiamo definire una buona canna da 150 gr effettivi, che ci permette di avere il massimo in termini di rapporto lancio/prestazione finale con 125 gr , un piombo poco impegnativo e dedicato alle esche leggere e alle situazioni di quiete, ma anche di osare nei casi più estremi, quando non possiamo farne a meno e con le dovute cautele, l’uso del 175 gr a piramide e, ovviamente, di sfruttare degnamente il piombo tipico da Surf, il factotum per eccellenza, ovvero il 150 gr, un piombo ideale sia per tenuta che per distanza, soprattutto alle prese con esche di una certa entità.
Infatti, una volta portata in pesca e messa in prova col 150 gr, si può subito notare come la canna reagisca bene al più comune dei side, non si riveli assolutamente stancante e non strapazzi completamente le esche, nemmeno le più delicate.
Una volta che ci si prende la mano, montando il 125 gr e apportando le ovvie modifiche nell’impostazione del lancio, se ne inizia a valutare la vera capacità, con un piombo che arriva, mantenendo un buon 23 in bobina (un filo tutt’altro che sottile se consideriamo i diametri che spesso si vedono imbobbinati per ottenere qualche metro), a distanze veramente notevoli nonché "inusuali" per canne di questa tipologia.
A tutto questo aggiungerei il personalissimo piacere di rimanere in pesca anche quando gli altri scappano via bestemmiando per colpa della fortissima laterale.
Ed infatti il piramidone o lo spike da 175 gr non sono una chimera, essendo non solo lanciabili – sopra la schiena, col piombo sospeso, dando una piccola bottarella sul calcio, senza pretese di distanze siderali-, ma soprattutto, cosa ben più importante, scalzabili velocemente dal fondo, vista l’azione abbastanza rigida del complesso.

In pesca
Quanto detto ci da un’idea, dunque, di un attrezzo fondamentalmente tutto fare, di una canna veramente "ognitempo".
Il merito, se così possiamo definirlo, è di una struttura forte, in grado di riprendere la posizione naturale con una certa velocità anche se oberata da un certa trazione, caratterizzata da una parabola molto rigida ma non a tal punto da considerarsi una canna per pochi in possesso di una buona tecnica di lancio oppure di braccia molto potenti.
Infatti, sebbene a primo acchito potrebbe apparire come un palo indomabile - sensazione, peraltro che nasce, nei più, dall’aver sempre maneggiato i sensibili fusti telescopici delle canne "surf longe rage" come la Evoluzione 170 gr, la Mad Black 160 gr e tante altre ancora, canne nate con il precipuo scopo di dare il massimo in prestazioni con fili sottili ma che, ovviamente, non possono che mostrare il fiato corto quando le condizioni mutano e alla distanza finale massima si preferisce una capacità di tenuta alla laterale, una buona reattività per sradicare il piramidale dal fondo ecc,ecc.. .
Queste, dunque, le caratteristiche peculiari su cui si basa tutta la tipicità dell’attrezzo in esame, e queste le caratteristiche che possono giocare un ruolo fondamentale anche riguardo alla scelta del fisso da abbinare.
Infatti, a mio avviso, sarebbe da sconsigliare un abbinamento con un mulinello dal bassissimo rapporto di recupero (come i vecchi Biomaster o Titanos GT 6000 da 3,8:1), il quale, vista l’estrema lentezza, potrebbe darci l’idea di un recupero a vuoto, non in tensione, con la bruttissima impressione di aver perso tutto in ogni lancio, nonché il continuo terrore di qualche spira ribelle.

Conclusioni
Nonostante l’esotica descrizione data dal produttore è ovvio che ci troviamo di fronte ad una classica telescopica che diventa estrema se, e solo se, confrontata alla telescopica media nazionale, in fatto di sensibilità, grammature e limiti.
E’ comunque, una buona canna da pesca, consigliabile a chiunque cerchi un attrezzo in grado realmente di fare "il bello e cattivo tempo", senza tanti "stinnicchi e bagasciumi" come era solita dire mia nonna quando vedeva noi ragazzini capricciosi a tavola.
Quindi una canna di stampo pesante, studiata per trovarsi a proprio agio nelle situazioni più ostiche per la maggior parte delle canne in commercio, ma che non disdegna comunque la pesca estiva dove, può trovare un’ottima collocazione in situazioni come nella pesca a lunghissima distanza, da scogliera, o col vivo per i predatori.
E’ lapalissiano che, la sua natura e la sua struttura impediranno, in spiaggia, una corretta messa in tensione della cima, soprattutto quando il piombo dedicato sarà un 125 gr filante e senza pretese di tenuta, ma è pur vero che queste stesse caratteristiche ci permetteranno di far fare lo sci nautico a molte prede, anche di una certa mole e combattività, nonché, cosa ben più importante, di staccare dal fondale qualsiasi piombo, anche dopo un bel po’ di tempo dall’ultimo lancio, e di poter salire dignitosamente con il filo in bobina a mare mosso, senza temere cedimenti della cima, che si manterrà sempre ben attiva in pesca, assecondando l’energia senza però farsi mai vincere da questa.
Tra le due versioni disponibili -COMPACT e STANDARD-, i 15 cm di differenza, secondo fonte ufficiale del produttore, essendo tratti dal piantone della canna, lasciando invariati gli altri due elementi, non modificano l’azione della canna ma semplicemente rendono la versione corta sostanzialmente più agile e veloce rispetto a quella da 4,50 mt, che richiede, movimenti più densi e lenti, che carichino il fusto in maniera più progressiva.
Fatta eccezione per questa differenza più che altro meccanica piuttosto che progettuale, le canne si rivelano identiche e con le medesime caratteristiche d’arco, azione e potenzialità.
Nota dolente, manco a dirlo, rimane il prezzo, veramente alto e quasi al vertice per la categoria.
Forse un poco di pubblicità in meno, per un attrezzo che realmente non ne ha bisogno, la porterebbe nelle sacche di molti più appassionati rispetto a quanto non lo sia già, ma questa, purtroppo (o per fortuna) è tutta un’altra storia.



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