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Novembre 2009
Penn 525 xtra Mag
Emanuele Velardita
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Si è già parlato del Penn 525 E-xtra Mag, in un articolo di Emanuele Lisi così ben fatto da diventare un punto di riferimento per molte riviste e forum.
Perché, dunque, ritornare sull’argomento?
Il motivo è semplice ed entusiasmante.
Essendone entrato uno in officina uno per manutenzione e riparazione –presentava un malfunzionamento al cicalino – sarebbe stato un delitto non sfruttare l’occasione per conoscere più affondo questo rotante splendido e, probabilmente, unico nel suo genere.
Un connubio perfetto.
Di rotanti da pesca funzionali, in commercio se ne trovano veramente pochi.
Quelli progettati per il Tournament(Abu 6500 e Daiwa 7ht), sono leggeri, veloci e molto gestibili ma, meccanicamente si presentano troppo delicati per affrontare recuperi gravosi e pesanti.
Inoltre, la loro destinazione tecnica impone capienze limitate, tanto da indurre a lesinare coi diametri per riuscire ad avere un minimo di riserva.
Per avere qualcosa di meccanicamente più efficiente ci si rivolge spesso agli “open frame” destinati alla traina medio leggera, nelle classi 20 e 30 Lb.
Sono macchine potentissime e affidabilissime – forse oltre ogni ragionevole aspettativa – ma, essendo destinate ad altri scopi, in spiaggia mostrano il loro lato peggiore.
Sono pesanti e ingombranti, difficili da gestire e configurare; inoltre hanno bobine molto capienti ma, destinate a diametri che raramente vengono utilizzati nel Surf.
È tra questi due estremi (che tanto ricordano le proverbiali coperte corte)che si inserisce il 525 E-XTRA Mag, coniugando alla perfezione, la gestibilità dei rotanti da tournament all'affidabilità di quelli da traina.
Struttura e meccanica.
Per contenere il peso complessivo ad un livello accettabile (incentrato sui 500 gr, di cui buona parte da imputare alla meccanica) il telaio è stato fatto interamente in grafite, rinforzandolo sui punti necessari (piede e longheroni sono in acciaio).
La bobina è Ultracast, leggera, veloce e, soprattutto, capace di immagazzinare buone quantità di nylon nei diametri maggiormente utilizzati nel Surf (intorno ai 300 mt di 0,35).
Il recupero è molto veloce (6.1:1) e, allo stesso tempo, abbastanza potente (la leva, è comunque predisposta per un ulteriore potenziamento); monta un freno magnetico a slitta preciso e funzionale per la gestione del lancio, e non manca il segnalatore acustico per lo strike.
In pratica un mulinello esclusivamente dedicato alla pesca da spiaggia, non eccessivamente pesante e poco ingombrante.
Fisicamente, risulta un po’ più alto e grosso di un classico ABU 6500 ma, rispetto a questo, si rivela molto più duttile in pesca, soprattutto in quelle condizioni che esigono affidabilità meccanica e diametri classici in bobina.
Ciò che comunque fa del 525 una tra le migliori macchine da pesca, è sicuramente la parte meccanica, direttamente derivata dai rotanti da traina (identica a quella del GS 535).
Il pignone è interamente in acciaio, mentre la moltiplica e l’asse principale sono in bronzo tagliato a freddo.
In ottone sono, invece, i meccanismi “secondari” come i leveraggi che gestiscono lo sblocco della bobina (comunque robusti e veramente ben fatti ed affidabili).
Altro punto su cui bisogna soffermarsi, è sicuramente la frizione.
Non solo perchè precisa e modulabile anche ad altissime chiusure; la sua grande forza sta nello spessore e nei materiali con cui sono fatti dischi e contro dischi.
parliamo di HT 100 e Acciaio, ovvero gli stessi con cui Penn fabbrica le frizioni di molti altri rotanti dedicati anche alla traina d'altura.
In pratica (dando per scontato una manutenzione minima), una frizione potenzialmente insensibile sia all’usura che alla corrosione dovuta ad agenti esterni.
Piccolo up grade al cicalino.
Il 525 oggetto del close-up, era entrato in “officina”, per un problema di funzionamento al cicalino.
In pratica, uso improprio e mancanza assoluta di manutenzione, hanno causato una sensibile usurato della corona ed un appiattimento del dentello.
In poche parole, si tratta di ripristinare il contatto tra i due pezzi.
Si decide di operare solamente sul dentello, cercando di allungarne la corsa per farlo arrivare nuovamente alla corona.
Innanzitutto, se ne ripristina la punta con una limetta da modellismo.
Una volta fatta questa operazione, lo blocchiamo saldamente ad una morsa e, con una piccola sega circolare montata su un minitrapano, creiamo, lungo la nuova punta, un taglio netto e profondo un paio di mm, all’interno del quale va incollata una lamella metallica molto elastica e sottile (nel caso specifico si è usata una lametta da barba, ma va benissimo qualsiasi lamella purché elastica e resistente).
Il tutto, ovviamente, va fatto con estrema cautela per evitare di rompere il dentello, peggiorando notevolmente la situazione.
Fatto ciò, con una piccola mola si provvede ad eliminare le sbavature e a ribassare leggermente la lamella, se questa dovesse risultare troppo lunga ed impedire un corretto innesto del meccanismo.
Si conclude con un’ultima passata di cianoacrilato, per saldare definitivamente il tutto.
Un’operazione, tutto sommato, abbastanza semplice, ma che si sarebbe potuto evitare con una periodica manutenzione e un uso meno scellerato del cicalino.
Comunque, l’importante è che adesso funzioni di nuovo.
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