ARTICOLI
 
Luglio 2006
Pescare all Inglese
Marco Abate da Messina





La pesca all’inglese, come dice il nome stesso, è nata in Gran Bretagna e le sue prime apparizioni, che introdussero la tecnica si ebbero sui campi di gara di Firenze nell’anno 1982 per il campionato del mondo a club, a Parma anno 1983 campionato del mondo a club, e nel campionato del mondo del 1985 tenutosi a Firenze sull'Arno. Tutte queste manifestazioni sono state vinte dagli inglesi, inoltre nello stesso anno si tenne sempre a Firenze la prima edizione dell'Aipo Show dove oltre al successo riscontrato, vi fu parecchio spazio per la pesca all'inglese; tutto ciò, associato alle riviste del settore e ai risultati ottenuti nelle gare dagli Inglesi, ha contribuito ad estendere la tecnica in molte nazioni, fra le quali il nostro paese. Inoltre vorrei sottolineare che con l’Italia vi fu quasi un baratto vantaggioso per entrambi: noi apprendemmo una tecnica nuova, ma loro “portarono a casa” un bagaglio tecnico sconosciuto, cioè la pesca a bolognese.
Con il passare degli anni e la conseguente evoluzione tecnica attribuita all’esperienza maturata, tutto il “bagaglio” della pesca all’inglese venne importato dalle acque interne al mare.
Come primo passo in questo nuovo mondo è doveroso trattare, per diversi utenti un argomento molto discusso sia dai neofiti che dagli esperti o dalle riviste di pesca, cioè, la conoscenza, la comprensione, le differenze e i casi specifici di utilizzo delle tecniche di galla per eccellenza, quali l’inglese e la bolognese. A tal riguardo di seguito trascrivo una piccolissima e semplice analisi che chiunque deve sempre aver chiara per iniziare a familiarizzare e scegliere la tecnica giusta da adottare sul luogo di pesca:
- la tecnica all’inglese si adatta bene alle seguenti condizioni: presenza di vento, pescando nel sottoriva e nella lunga/media distanza, con fondali profondi, con corrente ferma/lenta, grande sensibilità alle abboccate, possibilità di scelta della taratura dei galleggianti di piccole/medie/grosse dimensioni illimitate (nel presente articolo saranno analizzate tutte le precedenti notizie);
- la tecnica a bolognese si adatta bene alle seguenti condizioni: pescando nel sottoriva e nella media distanza, con una profondità di fondale limitata alla lunghezza della canna, con corrente ferma/lenta/media/forte, riuscire ad avere un controllo totale del galleggiante, velocizzare la pesca.
Detto ciò iniziamo a conoscere i galleggianti adottati, il nome è Waggler la cui traduzione letteraria è “ballerina” (per ovvi motivi la nomenclatura inglese sarà spesso presente, anche se quasi tutti i vocaboli sono stati tradotti) hanno la caratteristica di poter essere utilizzati allo stesso tempo fissi o scorrevoli a seconda delle esigenze. La scelta della forma può essere indirizzata su diversi modelli, semplificabili in linea di massima in 2 tipi, a penna o lineari (infatti straight-waggler) e con bulbo (che è la traduzione di bodied-waggler). La scelta del modello di galleggiante dipende per lo più dalla distanza di pesca, infatti quelli con bulbo si adottano nella distanza medio/lunga, e consentono di essere tarati con piombature consistenti anche fino a 30 gr, quelli a penna vengono adottati nella fascia del sottoriva e nella media distanza; un aspetto importantissimo che è caratteristico della struttura dei galleggianti è la sensibilità alle abboccate anche con galleggianti di grammatura influente.
I terminali da adottare sono molto similari alla tecnica della bolognese, la scelta è basata soprattutto sull’esca utilizzata, i terminali più conosciuti sono i bilancini o il terminale monoamo; solitamente il bilancino si usa per esche innescate a “pezzi” (gambero, cozza tagliata, pastoncino, alalunga…) la lunghezza dei due braccioli varia in base alle condizioni meteo/marine, solitamente le misure sono rispettivamente da max 100/80 cm a min 20/15 cm nella misura dallo 0,08 allo 0,23 (situazione estrema); il bracciolo singolo è più adatto alle esche vive (bigattini, gambero vivo, coreano…) oppure in situazioni dove vi è la presenza di pesci di taglia e il bisogno di innescare esche voluminose (es. cozze…), la sua lunghezza può variare sia per le condizioni marine che per l’esca utilizzata, da un max di 250 cm a un min di 30 cm, nelle misure comprese tra lo 0,09 e lo 0,22 (situazione estrema).
Il filo da imbobinare sarà dallo 0,12 in su, del tipo affondante, privo di memoria, con un buon carico di rottura e che tenga al nodo.
Le canne specifiche sono caratterizzate dal numero esasperato di anelli (che devono essere di ottima fattura) i quali permettono di lavorare bene anche in presenza di vento, di umidità, di pioggia e di sfruttare tutta l’azione della canna; la lunghezza è compresa tra i 3,80 e i 4,60 mt. Le canne che si trovano in commercio si dividono in due tipi, ad innesti (solitamente in 3 pezzi) e telescopiche, in linea di massima le azioni sono sempre quelle classiche ovvero di punta, semi-paraboliche e paraboliche; a tal riguardo vi do un consiglio, cioè di usare le semi-paraboliche e paraboliche ad innesti, in quanto la loro curvatura risulta essere molto più lineare, tali azioni consentono di assecondare e lavorare il pesce anche pescando con terminali molto sottili (solitamente dallo 0,08 allo 0,14). Preferisco invece usare gli attrezzi telescopici per l’azione di punta, perché tale prestazione soprattutto “estrema” viene data solo dalle telescopiche, tenete presente però che il loro utilizzo deve essere fatto con fili non molto sottili (dallo 0,15 in su) in quanto l’azione nervosa della canna non ci aiuterà nel ritiro della preda; inoltre volevo evidenziare che si parla di canne specifiche per la pesca all’inglese e che l’azione della canna deve essere rapportata al filo, cioè “più morbide sono più sottile si può pescare”. Il calcio solitamente è in sughero e con una forma anatomica, la placca porta mulinello è posizionata alta, perché permette un discreto bilanciamento, la possibilità di maggiore leva e grandi distanze nei lanci. La potenza di lancio è vastissima, parte da 1 gr e arriva ai 40 gr. Una soluzione che adotto da diversi anni è data dalle amate bolognesi di 5 mt ovviamente attrezzi con azioni di punta e semi-parabolica (classica bolognese), le quali devono essere modificate, cambiando totalmente l’anellatura, la posizione della placca ecc…
Come accennato all’inizio la pesca all’inglese ha delle peculiarità che vanno evidenziate, infatti consente di pescare con forte vento dato che il cimino è immerso nell’acqua (i cm di immersione dipendono dal vento e dalla corrente), i mulinelli per ottenere i risultati richiesti dall’immersione del cimino vanno imbobinati con lenze affondanti; il rischio di ingarbugliamenti è quasi sempre nullo (anche con vento di fronte) perché la piombatura si dispone in maniera omogenea sul trave e il filo in fase di lancio deve essere bloccato poco prima dell’arrivo in acqua, con tale espediente il trave e terminale si distendono e non si aggrovigliano.
L’unica pecca è l’impossibilità di utilizzo con correnti forti o medie in quanto non potremmo entrare in pesca in maniera corretta, per capirci vi faccio un esempio: se stiamo pescando con un galleggiante 8+2 (dove il numero “8” sono i grammi complessivi del galleggiante e il “+2” sono i grammi da aggiungere sul trave per una corretta funzionalità del galleggiante e il raggiungimento degli 8 gr complessivi) su un fondale di circa 7 mt, quindi utilizzato in maniera scorrevole, per la forte corrente i 2 grammi di piombo faranno molto fatica a scendere, in quanto la corrente devia la discesa e quindi non avremo mai la possibilità di pescare all’altezza e sul luogo di pesca voluto, oltre che non potremmo effettuare le sopra indicate azioni, per esempio il cimino immerso in quanto il galleggiante per la corrente non si tarerà e addirittura appena entrerà in pesca tenderà ad affondare. Di contro se andremo ad aumentare la portata del galleggiante si aumenterà anche il peso complessivo della piombatura da stendere e quindi una soluzione improduttiva per pesci diffidenti. Un altro fattore da non tralasciare è sicuramente l’impossibilità di poter fare la trattenuta (per la specifica vedi articolo “pescare a bolognese”) in corrente o non, dato che il galleggiante tenderà sempre ad affondare ecc…



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