ARTICOLI
 
Febbraio 2010
Tempesta Perfetta
Emanuele Velardita





Affrontando il problema della scelta dello spot, si è parlato di canaloni e buche, punte e banchi, cercando capire dove si trovano e come individuarli.
Parlando di Surf Casting nel senso più tecnico del termine, ogni analisi non può prescindere dalla valutazione dell’elemento principale da cui parte quel processo di pasturazione naturale indispensabile per il successo della battuta.
Ci stiamo riferendo all’evento onda attivatosi il quale, il fondo si apre, si rivolta e smaschera i tratti più importanti.
Ed è questo evento che dobbiamo fronteggiare nella sua massima espressione, non in senso assoluto ma relativo alla spiaggia che intendiamo affrontare.

Energia della spiaggia e intensità del vento.
Posto che lo sviluppo di una mareggiata è sempre legato ad una perturbazione, ogni valutazione non può che prendere l’avvio dall’analisi della sua intensità e su come questa riuscirà a determinare l’effetto che tutti aspettiamo.
Entra in gioco, a proposito, il concetto di energia della spiaggia, intendendo in tal modo la profondità intrinseca che la caratterizza.
È intuitivo che per agitare una costa molto bassa, necessiti meno vento rispetto ad un’altra dal fondale ben più profonda rispetto alla prima.
Ciò che ci interessa, è come l’evento si presenta e quale situazione dobbiamo ritenere interessante e potenzialmente proficua per l’azione di pesca.
E questo lo scopriamo analizzando l’ultimo frangente.
Nelle spiagge a bassa energia è lontano, in alcuni casi irraggiungibile ma, man mano che l’energia del fondale aumenta tende ad avvicinarsi, fino a diventare un’unica e spettacolare onda sul gradino di risacca, tipica delle spiagge porto.
Ad ogni modo, un dato è essenziale.
Il mare da Surf, non è quello più mosso in assoluto ma quello che presenta caratteristiche ben definite e riscontrabili da un’attenta analisi delle condizioni.

Le condizioni ottimali.
A questo punto, possiamo iniziare ad abbozzare un quadro del teatro ideale, ovvero le condizioni di mare che dovremo cercare ed affrontare.
Il vento sarà, nel suo soffiare, costante e non imbastardito da raffiche violente ed improvvise.
Il moto ondoso, si presenterà formato e ben lineare, distinto da una buona ritmica con onde alte che, partendo dall’orizzonte, si inseguono mantenendosi ad certa distanza tra loro, senza accavallarsi.
In un punto ben determinato distingueremo l’ultimo frangente, mentre le onde che lo seguiranno, infrangendosi durante la loro corsa verso riva, ci indicheranno la presenza di buche, canali, punte e banchi.
Infine, l’osservazione della cresta dell’onda, ci potrà indicare l’eventuale presenza di alghe, la loro distribuzione e la loro quantità.
Questo, in sintesi, ciò che ci si aspetta di trovare quando si cerca una mareggiata interessante, e non quel caos di schiuma, alghe, acqua e sabbia, in cui le onde, confusamente, si accavallano tra di loro e il vento impedisce anche di camminare e che, troppo spesso e arbitrariamente, da alcuni viene considerato mare da Surf.

L’esposizione della spiaggia.
Quanto sin ora descritto, rappresenta il massimo delle condizioni desiderabili, in pratica, la perfezione in senso assoluto.
Ricercarle, o meglio attenderle, comporta un sacrificio non indifferente, non solo in riferimento alla casistica, ma anche, agli impegni che abbiamo, che sono tanti, diversi e spesso confliggenti con la nostra passione.
Inutile dire che, in assenza di quelle condizioni, ci si dovrà comunque organizzare.
Un aiuto fattivo ci giunge, innanzitutto, dall’esposizione della spiaggia.
Sappiamo bene che la costa non è lineare, e questo incide sull’orientamento reale delle spiagge che la compongono.
A parità di perturbazione, infatti, mentre alcuni tratti vengono investiti direttamente, altri lo saranno soltanto parzialmente e, altri ancora completamente protetti.
Stiamo parlando, in pratica, di quale orientamento ha spiaggia nel quadrante delle possibili perturbazioni, ovvero verso quali perturbazioni la spiaggia si trova indirizzata e da quali invece risulta coperta.
L’importanza del dato è basilare, non foss’altro perché, casisticamente parlando, è la condizione che spesso ci troviamo ad affrontare.
Infatti, una forte perturbazione che investe direttamente un determinato tratto crea delle condizioni spesso difficilmente affrontabili e sostenibili, se non addirittura inutili ai nostri scopi.
Ma, la stessa perturbazione non si ferma in quel tratto, e continuerà svolgere i propri effetti, seppur in maniera smorzata, anche su altri tratti non direttamente investiti.
Stiamo parlando della mareggiata riflessa, ovvero quella in cui ci si trova di fronte ad un moto ondoso, anche sostenuto, ma ben disegnata e, soprattutto, in assenza totale o parziale di vento.
E questa ,in pratica, sarà la condizione da cercare ed affrontare quando, dovendo scegliere lo spot, ci rendiamo conto che la perturbazione diretta è di intensità tale da impedire una corretta azione di pesca.

I momenti della mareggiata.
Sin ora, si è dato per scontato che, dovendo organizzare una battuta, ci si trovi sempre ad incontrare la perturbazione, nella sua integralità.
Ma non è sempre così.
Ci si può trovare, infatti, a dover affrontare due momenti che la caratterizzano, ovvero, il suo inizio e la sua fine.
Il primo, molto spesso occasionale, si presenta nel momento in cui, mentre peschiamo, assistiamo ad un mutamento repentino delle condizioni climatiche.
Sta iniziando una mareggiata ed è un momento importante e molto interessante sotto molti aspetti, soprattutto se coincidente con il cambio di marea.
Infatti, mentre quest’ultimo ci assicura una corretta differenziazione delle correnti, la perturbazione nascente innesca l’evento onda che tutti sperano di poter affrontare.
In base alla situazione, non è uno stato destinato a durare nel tempo.
Nell’arco di un paio di ore, la mareggiata può abortire o peggiorare drasticamente; ma non sono certamente da sottovalutare, rappresentando molto spesso, due ore intense di emozioni e generose in termini di cattura.
Diverso approccio invece, si ha nei confronti della scaduta, ovvero il momento in cui, finita la perturbazione, il mare continua a scaricare l’energia accumulata fino allo sfinimento.
Può durare giorni oppure soltanto poche ore; tutto è legato all’intensità della perturbazione e all’’energia della spiaggia.
Rimane sempre - soprattutto se si ha la fortuna di trovarsi al suo inizio – un momento magico, poiché, pur mancando il vento, l’onda continua a muoversi, dando spazio alle correnti e continuando a mantenere in sospensione quel sedimento organico tanto importante per la pasturazione.

Conclusioni.
Quanto sin qui esposto, tratteggia le linee essenziale di ciò che potremmo definire le una mareggiata positiva.
È dato di fatto, però, che non tutte le perturbazioni provenienti dai quadranti principali hanno le stesse ripercussioni sul mare.
Alcune sono foriere di alghe, altre creano una combinazione di correnti che chiudono il fondale piuttosto che aprirlo; altre ancora, nel loro perdurare, depositano a riva tutta la materia accumulata dall’onda, creando uno sbancamento che azzera ogni profondità.
Capire e saper scegliere la giusta strada, non può essere materia da trattare qui.
È la nostra esperienza a darci un corretto metro valutativo circa le potenzialità di ciò che a cui stiamo assistendo.
E l’esperienza nasce, e non ci stancheremo mai di ribadirlo, dall’osservazione dei fenomeni, dalla convinzione che, se a tutto c’è un perché, l’imperativo è riuscirlo a trovare, ma soprattutto dalla consapevolezza che non è l’estremo che dobbiamo cercare ma ciò che realmente è capace di esaudire un sogno.

Emanuele Velardita



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