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Giugno 2009
Scelta della postazione
Emanuele Velardita
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Attrezzature da migliaia di euro, tecniche di lancio perfette e lunghissime distanze, le migliori esche, non possono nulla se la scelta principale si rivela sbagliata.
Stiamo parlando dello spot, della spiaggia che per quell’occasione ci vedrà protagonisti, vincitori o sconfitti, a seconda che la scelta si riveli azzeccata oppure no.
Morfologia del litorale.
Parlando di spiagge piccole, il discorso è molto semplice poiché con due, massimo tre attrezzi, si riesce spesso a coprire tutto il tratto di costa antistante, variando poi le distanze sui punti che riteniamo più favorevoli.
Il discorso cambia radicalmente se ci troviamo alle prese con una spiaggia lunga.
La lunghezza del litorale, sicuramente amplia le possibilità di cattura ma, esponenzialmente, aumenta anche il rischio di scegliere una postazione sbagliata.
Bisogna, dunque, saper individuare i punti interessanti e distinguerli da quelli sterili.
Alto e basso fondale.
Sappiamo benissimo che l’onda per assumere la forma che tutti conosciamo, ha bisogno di infrangersi contro un ostacolo che ne rallenta la corsa, facendola rivoltare.
Se osserviamo una mareggiata notiamo che, il susseguirsi dell’infrangersi delle onde, non è simmetrico, ma mutevole.
In pratica, l’onda, che giunge intera, infrangendosi si spezza in due o più segmenti.
La verità è che si dovrebbe entrare nell’ordine delle idee che il fondale antistante, che si sviluppa dal bagnasciuga e si allontana verso l’orizzonte, non è un’immensa distesa di sabbia uniformemente in declivio, ma è un vero e proprio labirinto di piazzole e tratti più o meno scavati.
Stiamo parlando di secche, punte, canali e buche, intendendo con tali termini, le zone di alta e di bassa profondità, che disegnano il fondale.
Sono queste zone che, quindi, in base alle condizioni del mare – influenzate in generale dal clima e nello specifico dal vento – ci indicano con una certa approssimazione le possibilità di pascolo delle specie da predare.
Il problema nasce su come individuarle e, dunque, sfruttarle al meglio.
Insenature, punte e tratti rettilinei.
Se l’osservazione del fenomeno onda ci indica la zona ma soprattutto le distanze cui si trovano le zone maggiormente interessanti, è un’attenta analisi del bagnasciuga che ci permette di tracciare una mappa abbastanza chiara del della situazione, indicandoci l’esatto punto dove allestire la postazione.
L’osservazione del disegno della spiaggia, infatti, ci permette di individuare i punti di maggior profondità antistanti e, soprattutto circoscriverli, distinguendoli dagli altri meno profondi.
A ben vedere infatti, il disegno non è mai uniforme, ma frastagliato e da subito possiamo distinguere delle rientranze, delle strette lingue di sabbia che si innestano verso il largo e dei tratti rettilinei più o meno estesi.
Come interpretare tali elementi?
Cerchiamo di dare una linea di massima.
Il tratto rettilineo, ci indica che ci troviamo di fronte uno bancone di sabbia.
Il fondale è molto basso, pieno di schiuma.
lontano da noi, inizia a degradare verso il fondo nel punto in cui finisce la schiuma e si intravede il mare aperto.
La sua superficie è decisamente estesa ed il punto di frangenza tanto lontano da esser veramente difficile superarlo.
Diverse sono le insenature.
Queste ci indicano la presenza di un canale, più o meno profondo, scavato dalla mareggiata.
L’impressione è che il canale cammini parallelamente alla battigia e, in alcuni casi – come nel caso delle spiagge medio/piccole, spesso caratterizzate da un’unica insenatura – effettivamente è così.
Solitamente invece, la realtà è che, per quanto esteso il canale possa essere in lunghezza, il suo sviluppo avviene sempre in maniera perpendicolare rispetto al bagnasciuga.
Elementi importanti da valutare, in questo caso, sono la profondità dell’insenatura e la sua ampiezza, che ci indicheranno larghezza e profondità del canale antistante.
Di norma, alla luce della maggior profondità generale, è il tratto di spiaggia maggiormente interessante e, piazzarsi al centro dell’insenatura di fronte ad una frangenza dalla distanza accettabile e raggiungibile, può rappresentare una scelta intelligente ed oculata, se non addirittura, obbligata.
Ma, a ben pensare, potrebbe rivelarsi una buona strategia porsi alla fine del canale, lanciando le nostre insidie dove è presumibile che, la corrente, abbia trascinato e accumulato gli elementi organici che rappresentano la naturale pasturazione indispensabile per la cattura.
È a questo punto che bisogna parlare della punta, ovvero sia quel tratto che ci indica il confine tra un canale e l’altro (che sia l’inizio o la fine lo decideremo in base alla corrente) oppure, tra un canale e un banco di sabbia, e che si identifica come una stretta lingua di sabbia che si innesta in mare.
Affrontarla piazzandocisi sopra - pur rappresentando una possibilità interessante quando, decorsi molti giorni da una mareggiata, il fondale si è solidificato e l’acqua è ferma - non è semplice.
Di norma, dunque, bisogna intenderla per quello che è, ovvero la delimitazione di un confine, conoscendo il quale possiamo decidere dove pescare e quale strategia attuare.
Deposito detritico e gradoni
Ad aiutarci nel raffinare la scelta, giungono altri indizi, certamente interessanti.
Parliamo soprattutto dei depositi detritici e dei gradoni, che si possono apprezzare lungo l’arenile e sul bagnasciuga.
I primi, ovvio risultato della combinazione di mareggiata di forte entità e alta marea, sono rappresentati per lo più dai cumuli di alghe che possono assumere sembianze differenti, ognuna delle quali indica una morfologia del fondale ben precisa.
Spesso sono cumuli lunghi quanto il canale, ammassi piatti di volume spesso notevole, altre volte, invece si presentano a chiazze simili a piccole montagne molto concentrate che si trovano, spesso, ai lati di un’insenatura.
Le prime sono l’indizio della presenza del primo canale, e il loro volume ci da qualche indizio circa la sua profondità; le seconde invece, indicano la presenza di una buca all’interno del canale (situazione tipica soprattutto delle spiagge a bassissima energia).
Quest’ultima, altro non è che un avvallamento molto profondo, dal perimetro circoscritto, , individuabile anche da una massa schiuma che lo circoscrive, creato dal vortice che, in alcuni casi, si crea dall’unione delle correnti primaria e secondaria.
È un punto che può rivelarsi molto interessante per la pesca e molto pericoloso per i bagnanti (per via dei tristemente noti mulinelli), poiché al suo interno le correnti rimangono bloccate e scorrono in circolo, creando vortice che scava quel determinato punto facendo affiorare il sedimento organico.
Riguardo al gradone di risacca, si rivela molto interessante perché ci indica la profondità del primo canale, quello immediatamente successivo al bagnasciuga.
Nonostante si tratti di un elemento di interesse generale, a mio avviso, la sua valutazione risulta di una certa importanza nell’analisi delle spiagge ad energia medio/alta.
Il motivo è molto semplice.
Formandosi dal deposito di sabbia rilasciata dall’onda di risacca, un gradone appena accennato in una spiaggia a bassa energia non può far presagire una profondità interessante, ma un solco appena accennato e di normale routine.
Diversamente accade nelle spiagge di media profondità e soprattutto in quelle molto profonde, in cui un gradone di un certo rilievo tradisce certamente una certa profondità iniziale e, quindi, potenzialmente proficuo e decisamente da tentare.
Emanuele Velardita.
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